“Oggi, la natura che ci circonda non viene più ammirata né contemplata ma divorata”. A dirlo questa volta è Papa Francesco, durante l’udienza concessa Sabato scorso alla comunità Laudato sì, nata su impulso del vescovo di Rieti, Domenico Pompili, e di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food Italia. Il Santo Padre ha poi proseguito il suo ragionamento , evidenziando come esista un innegabile equivalenza tra consumismo, sete di profitto e mancanza di sensibilità verso il Creato. Non è la prima volta che il Pontefice si ritrova a intervenire su questo tema quanto mai cruciale per la nostra stessa sopravvivenza e per quella del pianeta che abitiamo. Nell’omonima Enciclica del 24 Maggio del 2015, il Papa ha espresso i medesimi timori nei riguardi di una natura sempre più minacciata dal nuovo paradigma di potere mondiale, fondato su un capitalismo tecnologico assai prepotente e incurante dei grandi problemi del mondo come la fame, il debito dei paesi più poveri e la conservazione del nostro ecosistema. A conclusione della sua Enciclica, Francesco ha impiegato la metafora, molto efficace, della Terra resa come un immenso deposito di immondizia , che per essere ripulita necessita di politiche, nazionali e locali, di rottura verso lo status quo. Un esplicito invito al cambiamento radicale dei nostri stili di vita, dunque. È sicuramente vero, come hanno sottolineano in molti, che mutamenti simili richiedono tempo per produrre effetti duraturi, ma perché allora non iniziare già da adesso a invertire la rotta, immaginando un futuro diverso da quello che sembra oggi toccarci in sorte? perché non impegnarsi già da adesso nel favorire questa transizione a un paradigma socio-economico più sostenibile, come sancito a chiare lettere dall’Accordo di Parigi del Dicembre 2015 e di cui il mondo ha disperatamente bisogno? ad esempio, per ciò che concerne il riscaldamento globale, è scientificamente accertato come la temperatura media della Terra è andata via via aumentando di circa un grado centigrado nell’ultimo secolo, producendo danni ingenti alle culture e all’allevamento soprattutto di quelle aree della Terra ancora legate a un economia agricola. Inoltre, l’aumento di energia accumulata nell’atmosfera è stata propriamente ritenuta la principale causa del verificarsi, sempre più frequentemente, di eventi meteorologici estremi(tifoni, uragani, sbalzi di calore e di umidità). Nonostante tali evidenze, c’è però chi si ostina a negare la rilevanza della questione, ritenendola un fake news, una menzogna costruita ad arte da eco-terroristi nemici del progresso e del benessere dell’uomo. Poco importa, pertanto, che la realtà dei cambiamenti globali sia già sotto i nostri occhi come si evince da alcuni dati: scioglimento dei ghiacciai, sia polari che di montagna, che si stanno gradualmente riducendo e mettendo a repentaglio la sopravvivenza di intere specie vegetali e animali(è notizia di oggi che stanno drasticamente diminuendo i parassiti nell’Artico, principale fonte di sostentamento di alcune specie a rischio di estinzione), con conseguente aumento della temperatura in tutto l’emisfero; innalzamento del livello dei mari, poiché il ghiaccio sciogliendosi fa aumentare il livello delle acque con progressiva sommersione delle terraferma( per non parlare dell’aumento del rischio di maremoti e terremoti a causa della sollecitazione delle placche tettoniche); acidificazione dei mari a causa dell’anidride carbonica che contamina le acque arrecando danni a molluschi, conchiglie e coralli; desertificazione, problema che riguarda da vicino i paesi del Mediterraneo come il nostro, dove l’aumento della siccità danneggerà gravemente l’agricoltura e favorirà le migrazioni di uomini, animali e piante verso altitudini maggiori, causando temporanei scompensi negli ecosistemi( tipo invasioni di insetti e cavallette). infine, la diffusione crescente di agenti patogeni, suscettibili di aggredire prima le specie animali e le piante per poi passare all’uomo. Si è già verificato con l’importazione di alcune malattie delle piante come la Xyllela, definita dall’Académie d’agricolture de France come “la peggior emergenza fitosanitaria al mondo”, la quale ha pesantemente danneggiato in Italia e Grecia il raccolto degli olivi e di altre piante da frutto. Anche la pandemia da Coronavirus, originatasi da un Pipistrello e trasmesso all’uomo, è un sintomo tangibile di tali mutamenti in atto e del impatto sempre maggiore di questi sulla nostra salute. Dunque, proprio l’emergenza che stiamo vivendo dovrebbe fare risuonare nelle nostre menti un campanello d’allarme sull’avvenire,non molto roseo in verità, che ci attende. Si avverte, infatti, la necessità di intervenire, pervicacemente, per arrestare la crisi climatica prima che sia troppo tardi. Non c’è purtroppo quasi più tempo! chi continua a negare la verità si rende complice del più grande genocidio ai danni del genere umano, avviandoci verso quella che dopo l’ultima era glaciale rischia di essere la “sesta estinzione di massa”. Non si può ,pertanto, non condividere l’appello di Papa Francesco alla mobilitazione per salvare la nostra amata madre Terra, in perfetta sintonia con quell’insegnamento ecumenico di amore universale cristallizzato nella dottrina cristiana dal Cantico delle Creature di san Francesco d’Assisi. Opera quest’ultima che andrebbe riletta non tanto per la sua indubbia bellezza stilistica ma per la profondità del suo messaggio, da cui si evince che noi siamo chiamati a custodire e rispettare il Creato senza alterarne la sua vitale funzione.
Storie di ordinaria follia
Nella notte fra Sabato e Domenica, a Colleferro, piccolo comune a sud di Roma, si è verificato l’ennesimo , spiacevole fatto di sangue che ha visto per protagonista un giovane di poco più di vent’anni, rimasto vittima della violenza di un gruppo di coetanei. Il giovane ,Willy Monteiro Duarte,di origine Capoverdiana , è morto in ospedale in seguito ai calci e ai pugni ricevuti dai componenti del branco, posti in stato di fermo dai carabinieri subito dopo l’aggressione. Gli aggressori , non nuovi a episodi di violenza, non si erano mai spinti fino al punto di uccidere, sebbene chi in paese li conosce bene afferma che questa era una tragedia, purtroppo, annunciata. L’opinione pubblica si è in particolare scagliata contro i capi del gruppo, i fratelli Gabriele e Marco Bianchi, di 26 e 24 anni, conosciuti in zona per il loro temperamento brutale e per i loro precedenti penali( lesioni e spaccio di droga). Subito dopo la notizia del loro arresto, infatti, I social dei due fratelli sono diventati bersaglio di minacce e insulti, rivolte anche ai loro familiari e alla compagna di uno dei due, che fra l’altro è anche incinta. Odio chiama odio ,insomma, in un mondo sempre più interconnesso la realtà virtuale è diventato il luogo in cui si coagula la rabbia e si manifesta il lato più bestiale dell’animo umano. Ciò vale sia per gli assasini che per gli hater, che giudicano e condannano nascosti dietro una tastiera, omettendo di porsi, risucchiati nel vortice del proprio livore, due domande fondamentali: chi erano queste persone? Perché hanno fatto questo? Da ciò che si evince dai loro profili social, emerge il ritratto di una gioventù bruciata, figlia di una società malata la quale idolatra l’io in ossequio a un ideale estetico tanto effimero quanto feroce. Tatuaggi, palestra, macchine e vestiti firmati compendiano il desolante vuoto a perdere della vita di costoro, vite senza scopo per cui anche la violenza finisce per perdere significato. Ma in tutto ciò dove finiscono le loro colpe e iniziano le responsabilità della società che li ha allevati? Perché è certo che loro, rei di aver commesso il più atroce degli abominii, non sono sicuramente nati in questo modo ma lo sono diventati. In nome di un artificioso progresso negli ultimi decenni si è privato l’uomo dei suoi punti riferimenti, lo si è fatto diventare un automa che assorbe tutto ciò che viene propagandato dai Media e quindi anche i suoi modelli più volgari e diseducativi. Basta accendere la tv, ascoltare la radio o qualsiasi altra fonte di informazione per rendersi conto che la violenza è ovunque, propagandata e amplificata fino alla nausea, fino a renderci insensibili al dolore. Homo homini lupus dicevano i Latini e questo è diventato propriamente il paradigma in cui si declina il nostro mondo. Infatti, senza più un principio etico e morale che lo guidi, senza più vincoli affettivi e familiari, l’uomo da essere razionale si tramuta in bestia,rendendosi reo delle più inaudite scelleratezze. In tale contesto , ciò che avvenuto a Colleferro non è altro che il sintomo di un male molto più complesso, una storia di lucida e ordinaria follia da cui traspare il ritratto di un umanità afflitta da un profondo malessere esistenziale. Malessere di fronte al quale l’uomo è sempre più impotente, smarrito perchè non in grado di percepire e quindi discernere ciò che è positivo da ciò che è per lui nocivo. È in buona sostanza un problema culturale come ha sottolineato di recente anche Openpolis che, nell’analizzare le cause del disagio sociale , ha evidenziato come scarsa istruzione e povertà siano fra i principali fattori del degrado e dell’induzione al crimine. Il sonno della ragione genera mostri, dunque, e l’ignoranza è uno di questi e tocca allo Stato combatterla nel modo più efficace possibile. Difatti, sempre nello studio che è stato pubblicato si faceva appello alle Istituzioni affinché intervengano nel modo migliore a ridurre le disuguaglianze sociali e a contrastare, con norme adeguate, la piaga dello spaccio di droga, la quale ha assunto proporzioni spaventose nel nostro paese anche a causa dello sfruttamento di esso da parte delle mafie. Motivo quest’ultimo più che sufficiente per non sottovalutare il problema e per contribuire a riaffermare ,cristianamente , la superiorità della forza creativa della vita su quelle che Fromm definiva le pulsioni di morte.