Ieri, 4 Ottobre 2020, nel giorno dedicato alla celebrazione della figura di San Francesco d’Assisi, innanzi alla comunità francescana riunitasi nel piccolo centro dell’ Umbria, Papa Francesco ha firmato la sua ultima Enciclica dal titolo quanto mai evocativo: “Fratelli tutti”. Nella sua Enciclica, il Pontefice richiama, oltre che importanti passi del Vangelo, soprattutto gli insegnamenti del Santo “poverello”, che fece dell’umiltà e della misericordia verso gli ultimi il tratto distintivo della sua predicazione. Proprio questi vengono rielaborati da Papa Francesco alla luce degli avvenimenti presenti che hanno sconvolto la vita di tutti noi( in primis la Pandemia da Covid 19). La lettera, dall’ inequivocabile sapore francescano, si sofferma poi sulle principali problematiche di un mondo che sembra sempre di più cadere vittima del demone dell’autodistruzione. Questa tentazione nichilista, che nel nostro tempo prende le forme dell’intolleranza e della violenza cieca , si erge con protervia a contrastare la fratellanza fra gli uomini, negando l’importanza del dialogo fra le genti. Si comprende, allora, perchè Papa Francesco, non mancando di esaltare la figura del santo di Assisi , che nel suo testimoniare la fede mai ha fatto ricorso all’invettiva dialettica, preferendo, al contrario, la comunicazione gentile della parola di Dio, ha deciso di porre al centro del suo messaggio ai cattolici proprio la fratellanza fra gli uomini. Il Pontefice si è poi soffermato sul rapporto fra fede e politica, impiegando la metafora del Buon Samaritano che aiuta lo sconosciuto, il diverso per puro spirito caritatevole. Principio questo che dovrebbe, a detta di Francesco, guidare tutti i cristiani che rivestono funzioni di governo. Un chiarissimo invito, dunque, affinchè la politica si prodighi, con abnegazione e spirito di servizio, per costruire una società migliore. Infatti, per guarire un mondo iperglobalizzato come quello attuale servono risposte altrettanto universali, altrimenti non vi potrà essere nessuna autentica innovazione. Tale cambiamento, se ci sarà, non potrà che avvenire nel segno di una ritrovata concordia fra le persone, senza, quindi, alimentare odio e divisioni. A tal proposito il Santo Padre ha biasimato quelle ideologie, ribattezzate come populiste, che immaginando un mondo di muri e non di ponti di pace, finiscono per magnificare il materialismo del profitto e ignorare il tema della dignità umana. Ecco perché la secca presa di posizione del Santo Padre contro il populismo non può che essere vista, perlomeno a parere di chi scrive, come una autentica scomunica, nei fatti, di tutti coloro che falsamente si dicono cristiani, ma che in realtà usano la fede per seminare zizzania( che è poi la farina del Demonio e va sempre in crusca). Sempre alla politica spetta il fondamentale compito di lottare la povertà , colmando le disuguaglianze prodotte dalla società dei consumi e tutelando, soprattutto, il lavoro. Al riguardo, il Papa ha elogiato i movimenti popolari impegnati nel sociale, auspicando un loro coordinamento unitario che spinga i cattolici verso un maggiore attivismo politico. l’ Enciclica ha poi posto l’accento sulle istituzioni internazionali preposte alla tutela dei diritti umani e della pace globale come l’Onu. Il Papa ha ,infatti, sollecitato una riforma delle Nazioni Unite, chiedendo di dare maggiore peso alle deliberazioni di essa, poiché solo la collaborazione amichevole fra le nazioni può risolvere i gravi problemi del pianeta come la guerra e la fame. Relativamente alla prima Papa Francesco si è speso per chiedere una drastica riduzione delle armi nucleari e di quelle chimiche, le quali provocano più vittime fra civili innocenti che fra gli eserciti impegnati in operazioni militari. Per la seconda, invece, ha insistito sulla necessità di debellare la piaga della fame nel mondo, che uccide ogni anno milioni di persone, specialmente bambini, aggiornando i programmi umanitari esistenti per l’Africa e l’Asia. Infine, è tornato a condannare la pena di morte, chiedendone l’abolizione in tutto il mondo, perché in radicale antitesi con il messaggio evangelico che indica all’uomo la via del perdono e non della vendetta per ottenere giustizia. A conclusione della sua lettera, Papa Bergoglio si è poi soffermato sulle sofferenze patite dai cristiani perseguitati, ancora oggi, in molte parti del globo. In risposta a tale problema, il Santo Padre ha elogiato quanti, in tutti i tempi della storia, si sono adoperati per la libertà religiosa, sacrificando la propria vita. L’Enciclica ha proprio menzionato figure importanti del secolo scorso come Martin Luther King e il Mahatma Gandhi, quali esempi di virtù cristiane. In definitiva, a prescindere dal credo di ognuno, le parole del Pontefice, toccando temi di drammatica attualità, non possono che essere condivise e ci lasciano un briciolo di speranza per l’avvenire. Francesco d’Assisi, infatti, nel suo insegnamento liturgico di amore verso il prossimo, ci ha trasmesso proprio l’importanza del valore della fraternità fra le persone, senza alcuna distinzione per fede o per razza. L’importanza del dialogo fra opposte visioni va, perciò, oggi riaffermato con più forza, prima che contro il Coronavirus, contro un virus ancora più subdolo: quello dell’ indifferenza. Articolo di Gianmarco Pucci
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